Galway – Era inevitabile, dopo tre giorni di convivenza, che litigassi con Francesco Facchini, il mio compagno di viaggio in questa escursione irlandese ai confini della professione giornalistica.
Il tema del contendere è stata una stupidissima applicazione che va per la maggiore tra i teenager e i bambini meno dotati di fantasia, Snapchat. Per chi non lo sapesse, per un dinosauro come me direbbe il professor Facchini, si tratta di una chat che cancella le conversazioni un’ora dopo la loro pubblicazione, ma consente di editare in modo semplicissimo e veloce video con simpatici effetti d’animazione. Soltanto in verticale.
Per me, che sopporto a fatica Facebook perché per ritrovare qualcosa che ti ha interessato c’è da diventar matti e frequento il meno possibile Twitter perché 140 caratteri non sono sintesi, soltanto banalità inutili (non a caso è lo strumento preferito dai politici), una cosa incomprensibile e priva di fascino.
Uno strumento utilissimo per il cazzeggio tra ragazzini, del quale sono un grande difensore, ma nulla più. Niente che abbia a che fare con il giornalismo. Evidentemente deve avere ragione Francesco a definirmi preistorico perché a Snapchat gli organizzatori di MoJoCon hanno dedicato un intero panel di un’ora e mezza. Insomma, abbiamo litigato, bonariamente, per colpa di una chat che non abbiamo mai frequentato.
La discussione, per certi versi divertenti, la potete trovare sulla fanpage Facebook di Francesco. Qui, invece, in meno di tre minuti il racconto della nostra seconda mattinata al Radisson hotel. Per fortuna oltre che di Snapchat si è parlato anche di racconti in forma lunga e di documentari, ovviamente realizzati con metodi smart, nel doppio significato di intelligenti e veloci. Il denominatore comune, ovviamente, lo smartphone.
Interessante il racconto delle ideatrici del primo format mojo di un’ora mandato il onda da RTE nel 2015, The Collectors (I collezionisti), ma addirittura esaltante l’intervento del professore italoamericano Michael Castellucci. Michael insegna nella facoltà di comunicazione, arte e scienze dell’Università del Michigan e vince premi a ripetizione con i suoi reportage total mojo. Consiglio a tutti una visita al suo sito.
Chi fosse interessato a scoprire perché sia io, sia Francesco siamo stati folgorati dalle doti di un videomaker fuori dal comune, puó cliccare qui. Siamo rimasti anche questa volta nei tre minuti e non abbiamo litigato. Castellucci ha messo tutti d’accordo e di buon umore.